Nzèrta

“I paesi che non hanno leggende sono destinati a morire di freddo…” (cit. Patrice de La Tour du Pin)
…certo non è questo il caso della Puglia, terra irrorata dal sole del Sud e ricca di miti e leggende che vale la pena raccontare e ricordare.

L’opera “Nzèrta” rappresenta due cavalli murgesi con le code raccolte in delle trecce e si ispira alla leggenda pugliese del “Monacello”.
Il monacello è un piccolo omino, simile ad un folletto, che si diletta a gironzolare per le case e le stalle (pare sia ghiotto di biada) di notte. Ama fare scherzetti e pare abbia una forza fuori dal comune.
Conosce i luoghi dei tesori, porta in dono alla famiglia che lo ospita monete d’oro e doni, o, se stizzito, sposta o nasconde loro oggetti e compie altri piccoli dispetti. Si tratta di uno spiritello sentimentale mosso da una sorta di affetto e simpatia verso le sue vittime, qualche volta persino pronto ad esaudire piccoli desideri.

Nell’oscurità, si diverte a giocare con i crini e/o le code dei cavalli, creando delle perfette treccioline ma, se si vede negato la biada dagli animali, arruffa ed aggroviglia loro i crini e/o le code di modo che non risulti semplice per lo stalliere, né piacevole per il cavallo districarli.
Per creare un forte stacco spazio-tempo e restituire la caratteristica dell’essere una storia “antica” ma attuale, senza tempo, com’è tipico delle narrazioni orali popolari, l’ambientazione non è definita: è una stalla qualunque, una notte qualsiasi.